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martedì 1 settembre 2015

7 tipici personaggi che puoi incontrare alla festa patronale di Manfredonia


Il Sud si sa, è una costellazione di numerosissimi paesi contraddistinti dalle più disparate categorie di personaggi locali. Nella mia esperienza pluriennale di osservatore critico della festa patronale di Manfredonia ho potuto studiare questi soggetti scrupolosamente, al fine di inserirli in macro-categorie per non trovare impreparato o fin troppo sorpreso il turista capitato per caso in quei giorni nella nostra terra.
Ma prima di tutto, per comprendere meglio la genesi di queste categorie, occorre qualche cenno storico-morfologico.


GENESI DELLE SPECIE: CAUSE STORICHE E MORFOLOGICHE

Manfredonia è un paese che si estende lungo la parte centrale del golfo omonimo ed è sorvegliata dall’alto dai nemici barbari montanari di Monte Sant’Angelo, dai neutrali e un po’ anonimi di San Giovanni Rotondo, dai guerrieri intoccabili di Macchia e dagli indigeni di Mattinata.

Queste antiche tribù locali si ritrovano alleate ogni volta che giungono gli invasori del foggiano o del nord-barese che, ad ogni festività o durante i periodi estivi, invadono le loro terre insozzandole più di quanto non lo siano già con vaschette di stagnola contenenti polpette, lasagne, parmigiane e seppie ripiene. Note sono infatti le scorribande durante il giorno di pasquetta, dove questi popoli leggermente più avanzati tecnologicamente, creano avamposti nella Foresta Umbra già dalle 5 del mattino alzando palizzate nei pressi di luoghi adibiti alla cottura di cibi, meglio comprensibili come fornacelle comuni.

Mentre sul resto del Gargano splende il sole, a Monte Sant’Angelo possono trovare residenza fissa tormente di neve, temporali apocalittici e temperature siberiane. Gli abitanti, vivendo di pastorizia, venerano il culto della vacca di bosco, elevandola a monumento sacro intoccabile anche dagli stessi abitanti del luogo. Non per niente hanno trovato la morte numerosi rampolli di famiglie locali che si son permessi di toccare la vacca del vicino. Faida che continua tutt’oggi tra una processione e un padre nostro recitato nella bella basilica di San Michele, santo a metà strada tra la vacca di bosco e l'Onnipotente. Gli abitanti, grazie ad un innumerevole quantità di animali strani ed erbe rare di montagna, hanno sviluppato una particolare inclinazione verso la magia nera e l’esoterismo. Tacciati di stregoneria dai Cavalieri Templari, in epoca odierna pratiche come quella del malocchio sono la maggiore fonte di sostentamento turistica del luogo.

San Giovanni Rotondo, invece, luogo che prima dei miracoli del frate Padre Pio non era neanche inserito nelle Google Maps, è composto da un popolo che da un giorno all’altro si è riscoperto come tra i più religiosi del pianeta. Non c’è abitante che non dedichi nell’arco della sua vita qualcosa all' ormai Santo frate. Spuntano quindi come funghi attività che portano il suo nome come cornetterie, pescherie, pub, centri commerciali, fiorerie, specialità locali come “i caciocavalli podolici di San Pio” o i “Torcinelli del Padre”.

Prima del traforo del Monte Saraceno, Mattinata esisteva solo per i propri abitanti. La loro presenza in loco è antichissima e misteriosa. Mentre nel resto del mondo la caccia avveniva con armi caricate a polvere da sparo, a Mattinata gli indigeni erano soliti recuperare selvaggina tra i monti che circondano la zona, attraverso l’utilizzo di cerbottane e fionde rudimentali caricate a ciottoli di spiaggia. La scoperta di questo agglomerato di capanne, la si deve ad un campeggiatore francese titolare di una ditta di escavatori, che notando dei fumi neri nel cielo, si spinse oltre quel monte tanto tenebroso oggetto di leggende e numerose dicerie.

“Oltre i limiti dello scibile umano, laddove altri hanno sempre pensato ci fossero draghi, minotauri ed elfi oscuri – come ha affermato lo scopritore alla stampa nazionale – ho ammirato le bellezze di un popolo felice con poco, i loro prodotti tipici locali e le loro belle donne. Mi hanno accolto come un liberatore e per questo ho pensato di liberarli dalla loro solitudine aprendo loro un varco verso il mondo esterno”. 


Scoperta che purtroppo segnerà la fine del puro e ingenuo mattinatese indigeno e l'inizio di quello avido e dalla mente imprenditoriale.

E infine, la più importante fra tutte, l’ago della bilancia, il punto nevralgico decisionale di tutto il territorio, la terra di mezzo più temuta e che costringe il peggiore dei boss ad abbassare il capo e a farsi un segno della croce durante l’attraversamento di quella terra ricolma d’ulivi: la contea di Macchia.
Questo paesino è diviso in due zone, Macchia Libera e Macchia Posta, quest’ultima caratterizzata dalla presenza in tempi remoti di un ufficio postale al cui interno albergava un postino zoppo che svolgeva anche la funzione di insegnante per i pargoli del luogo. Pur essendo territorialmente piccola, qui nascono le migliori menti della provincia che un giorno ricopriranno ruoli di prestigio e di leader.


Si parla il macchiaiolo, un linguaggio elfico tramandato di generazione in generazione ed impenetrabile da qualsiasi filologo o decifratore. Da piccoli i bambini crescono con un educazione molto rigida, ai livelli dell’antica città greca di Sparta, infatti anche i bimbi nati disabili o visibilmente più gracili, sono lasciati precipitare nei valloni che spaccano in due la contea. Se sopravvivono all’urto, avranno il privilegio di vivere sotto l’occhio vigile di un educatore che si occuperà di insegnar loro tutti i segreti degli antichi avi. Le prove da superare sono molto ardue, ricordiamo il furto di bestiame con lazo, l’uccisione di un toro a mani nude, il combattimento spranga di ferro a spranga di ferro e la sopravvivenza per un mese all’interno degli eremi di Pulsano.
In tempi recenti, con l’evoluzione tecnologica, si sono aggiunte nuove prove come: truccare il motorino con marmitte e altri alteratori di velocità, modifica dell’impianto stereo all’interno del proprio veicolo e il portamento fiero di canottiera bianca, crocifisso d’oro e catene di vario genere. Per il macchiaiolo, il look è molto importante quindi anche il taglio di capelli deve seguire rigidi standard che negli anni è andato via via modificandosi: dal doppio taglio degli anni ’90, alle rasature di sopracciglia e laterali in stile mohicano degli anni 2000.
Ultimamente gli effetti della crisi hanno colpito duramente anche l’impero macchiaiolo, infatti molti fra questi, trovando offerte nel Centro Commerciale Gargano sito nel loro territorio, hanno ceduto all’acquisto di polo e camicie borghesi lasciando così solo nelle grandi occasioni il costume tradizionale poc’anzi descritto. Rispettati e temuti da tutti, esperti e conoscitori di armi da taglio e da fuoco, restano il popolo guerriero garganico per eccellenza.

Ora, immaginate tutti questi popoli riuniti in un unico punto: Manfredonia, paese dei balocchi per antonomasia e del Carnevale quotidiano. Aggiungeteci pure quelli del foggiano e del suo appennino che evito di descrivere per mancanza di fonti, reperti rupestri e per non dilungarmi troppo. Metteteci delle giostre, delle bancarelle, delle griglie dove poter arrostire qualsiasi essere vivente, dei banchetti, dei fuochi d’artificio, una processione, il concerto di Anna Tatangelo e mescolate tutto con un mixer alla massima velocità. Benvenuti alla festa patronale di Manfredonia, l'esperienza più grottesca che possiate vivere nella vostra vita.

Le più importanti tipologie di esseri umani che incontrerete sono:

1- Il figo: è colui che noncurante delle condizioni climatiche e del terreno, avrà sempre i suoi mocassini compagni di vita, una camicia e probabilmente una borsa a tracolla dove inserirà solo il suo smartphone che custodisce quasi quanto la madre, persona con la quale vive a 40anni suonati. I suoi discorsi variano dal “cosa fai?” al “tutto bene ciao come stai?” detti con il sorriso smagliante di sempre. Il suo habitat preferito è il bar dove trascorrerà la sua festa patronale tra sguardi maliziosi e cocktails di vario genere che non porteranno ad altro che all’alleggerimento del portafogli.
Snobberà il cantante della festa patronale e in alcuni casi più altezzosi, fingerà di non aver mai sentito nominare il suo nome. Infine giungerà alle giostre, solo molto tardi, solo quando l’ondata delle popolazioni barbare limitrofe avrà già raso al suolo il tutto. Arriverà con la sua auto lucidata per l’occasione, osserverà lo scempio, borbotterà e compiacente farà un giro fra i cadaveri sul selciato. Deridendoli. Tornerà a casa dopo aver accompagnato tutte le sue amiche, si guarderà allo specchio, eliminerà il sorriso incupendosi e dirà “anche oggi ho fallito”. Poi guarderà la mamma sul letto matrimoniale e sorriderà di nuovo dicendo “meno male che ci sei tu con me”.

2- L’organizzatore di eventi o PR: è colui che durante la festa patronale corre in lungo ed in largo alla ricerca disperata di staccare qualche biglietto per chissà quale festicciola organizzata alla buona in campagne o simili. Non vede i fuochi d’artificio, non vede il cantante di punta, si dirige solo verso la processione dove il blocchetto sarà sempre a portata di mano. Staccherà prevendite sotto lo sguardo della Santa Maria di Siponto. Sarà vestito di nero perché è così che ha visto fare ai deejay di berlino in qualche video su youtube.

3- La mamma col carrozzino: lei è una temeraria. E’ una di quelle che non ha paura di nessuno ed è pronta ad affrontare qualsiasi situazione pur di portarsi dietro il proprio bambino. Dopo aver trasformato la carrozzina in un panzer tedesco, si fionda nella folla utilizzandolo come ariete di sfondamento aprendo così in breve tempo un varco alla sua famiglia. Nel frattempo la carovana dei parenti al seguito si lamenta circa il numero elevato delle persone e la nonna si trasforma in una piovra capace con sole due braccia di scaldare il latte per il bambino, imboccare le polpette ai nipoti, lamentarsi con il marito, intavolare un discorso politico con lo zio fascista sugli immigrati, comprare un panzerotto per la nipote, un bambola per la figlia della cugina e via dicendo. La mamma col carrozzino nel frattempo continua la sua avanzata, lei la festa se la fa tutta, dai fuochi al cantante alle giostre alle bancarelle, scegliendo talvolta con il carrozzino cingolato strade alternative ricavate in spaccature nella roccia e cunicoli sotterranei.

4- QuellO dei quartieri popolari: è colui che arriva da una zona posta ai margini della città. Non si vede quasi mai in giro poiché non è solito frequentare i bar e i locali. La sua massima aspirazione è arrivare nelle zone adiacenti alla parrocchia di casa dove solitamente prepara il suo Booster per le grandi occasioni. Durante tutto l’arco dell’anno, ha pensato solo ed esclusivamente all’arrivo della festa patronale, accumulando svariate ricchezze che spenderà interamente tra bancarelle e giostre dimenticando mutui e le rate del telefono. Solitamente ha qualche bambino sulle spalle e si muove in branco con i suoi unici amici di sempre, anch’essi sposati e con figli dall’età di 17 anni. Per quei giorni ha comprato nuove scarpe lucide presso le boutique principali del Corso della città, la camicia, che riuscirà ad abbottonare comprendendo il meccanismo solo dopo aver visto un video su youtube e il pantalone, che prendendolo di una taglia più piccola, durante la sera camminerà a gambe divaricate e non smetterà di toccarsi i gioielli cercando di abbassare il cavallo. Tra una grattata avanti e una dietro per sistemare lo slip Adidash sempre pronto ad insinuarsi nelle più cavernose profondità grazie ad un pantalone succinto, prosegue la sua festa nel massimo dell'ignoranza e quindi della felicità.

5- QuellA dei quartieri popolari: è colei che è sposata con la figura precedente, ha figli ed è già incinta del prossimo. Lei quel giorno sfoggia vestiti color fragola o turchese comperati al mercato del martedì a seguito di lunghe trattative. E poi, tacchi alti, più truccata dei Kiss e con spaccature vertiginose in lungo ed in largo. Anche se il fisico non permette, grassa o non grassa, se ne frega e a tutti fa vedere la propria mercanzia. Il marito osserva compiaciuto gli occhi dei guardoni da bar che brutta o non brutta, non è un problema. La guerra ha portato i loro nonni a farsi anche le capre dei più nascosti allevamenti della Sardegna durante il periodo militare. E’ bene quindi onorare la dinastia intavolando le consuete battute sulle tette grosse del manzo in questione con gli amici. Questa figura, ama cantanti come Anna Tatangelo o Gigi D’Alessio o altri imbarazzanti cantanti neomelodici retrogusto Napoli, infatti si prepara davanti alla specchiera del pianterreno dove solitamente abita, tenendo musica a palla di questo genere. E a chi per caso passa di là e si lamenta per il volume, risponde solitamente che è un ignorante e non capisce la vera poesia. La cena preferisce farla fuori per una volta nella vita, infatti non vede l’ora di raggiungere il braciere più ignorante e scegliere il panino più ignorante della storia: il panino alla bastard, temutissimo dallo stomaco, composto da wurstel, salsiccia, ketchup e maionese. Tutto condito da una bella dose di grasso attaccato alla griglia, che gli dà quel sapore inconfondibile cancerogeno che tanto le piace.


6-L'intellettuale di sinistra: se quello di destra riesce a distogliere un attimo il suo pensiero dai Marò e si dedica a vedere tette e culi che vengono sballottolati sullo Shock Wave, il filosofo di sinistra è triste e riflessivo. Con la sua giacca color foglie autunnali, coppolina alternativa e camicia a quadroni, esce solo perchè la madre ha detto di farlo. Esce controvoglia, lui una ragazza non ce l'ha e non ci ha nemmeno mai pensato perchè non sono questi i problemi della vita e non appena incontra qualcuno di sua conoscenza, gli attacca un pippotto sull'immigrazione. La processione non la guarda perchè la Chiesa è corrotta, il cantante solitamente non rispecchia il suo genere musicale quindi non va ad ascoltarlo, i fuochi d'artificio sono per populisti e quando arriva alle giostre inizia a borbottare pensando a tutti quei soldi che si potrebbero investire in ponti, pozzi e strade in Africa. Si ferma a comprare una Peroni ad uno dei soliti venditori abusivi di bibite e richiede lo scontrino fiscale. Viene cacciato in malo modo dove segue una colluttazione per difendere i suoi principi, quindi con un occhio nero continua a borbottare e a maledire il giorno in cui è uscito dalle sue quattro mura, mondo fiabesco fatto di Pan di Spagna e granella di nocciole. Infine giunge nei pressi del Tagadà esclamando a gran voce "quanta ignoranza" pensando di intavolare un discorso sulle fonti di energia rinnovabili alla massa macchiaiola presente. Massa che continua a non comprendere le sue parole e ritenendolo inoffensivo lascia che continui a blaterare cose a caso. Resta solo non appena il suo triste manipolo di amici delle scuole si accorge di una sua distrazione e torna a casa. Solo, triste, senza voce e con un occhio nero.

7- Il macchiaiolo: è il guerriero della nobile contea di Macchia. Marte, gli ha assegnato come ogni anno la Sacra Ascia di guerra con il compito di devastare il parco giostre e cacciare gli infedeli dal suo territorio. Tutti questi forestieri non gli garbano e neanche quelli delle popolazioni locali. Le donne macchiaiole restano solitamente a casa augurando ai mariti di rientrare sani e salvi. Guardano i propri figli sull’uscio della porta dicendo che un giorno avranno anche loro il sacro compito di partire per la guerra. Salgono a bordo della loro Fiat Tipo preparata con marmitte e neon blu, inseriscono il CD di Gigi D’Agostino e partono per il luogo di ritrovo della legione. Ai piedi di Monte Sant’Angelo si radunano i migliori macchiaioli della zona che, dopo aver ricevuto la benedizione della Madonna della Libera, per l’occasione scendono a patti anche con i barbari di Monte, fisicamente tozzi ma prestanti. L’esercito macchiaiolo non si reca alla processione perchè venerano altre divinità, né attraversa il Corso Manfredi, né va a vedere il cantante della festa patronale e disdegna i fuochi d’artificio ritenendoli orpelli per pusillanimi e “ricchioni”. La tenuta militare prevede canottiera bianca per meglio risaltare i lapilli di sangue eruttati dai corpi dei nemici caduti in battaglia, jeans stretti ed elasticizzati per rendere più agevoli i movimenti, cinturone nero ben stretto in vita, coltello in tasca e arsenale bellico nel baule della Fiat. All’interno non mancano: doppiette, caricatori, catene, bombe a mano, spranghe di ferro per sedare piccole ribellioni al loro volere e qualche scimitarra per far scena. Il look prevede crocefisso d’oro sul petto villoso, rasature laterali e cicatrici ben in vista. Il Parco giostre è l’obiettivo, è quello il teatro della battaglia. Le giostre prese in considerazione per la loro sete di sangue sono: Tagadà, macchine da scontro (solo in notte inoltrata) e giostra circolare con seggiolini. Durante la sua lunga vita, il macchiaiolo deve affrontare anche un’altra prova oltre a quelle precedentemente elencate, la prova finale: restare al centro del Tagadà senza cadere, scrivendo un messaggio con il proprio cellulare, chiamando alla madre saltando e spintonando gli avversari.
Il giovane macchiaiolo è iniziato sin da piccolo a questa particolare disciplina, segno di virilità e coraggio. Già dall’età di 3 anni si esercita in campagna durante il tempo libero su barili d’olio o di nafta del trattore posti in orizzontale. Quando arriva questa giostra è l’ora di dimostrare al mondo quanto vale. Qualche studioso d’oltralpe ha definito questo fenomeno un vero e proprio rito di iniziazione, una cerimonia di investitura del macchiaiolo ma, non riuscendo a comprendere il loro linguaggio elfico, non è stato possibile saperlo con precisione. Il branco attende l’iniziato a terra tra fischi e commenti, mentre c’è sempre qualcuno che osserva se il forestiero di turno è pronto con le sue critiche. Anche se le critiche non pervengono, uno sguardo sbagliato può far scattare il pretesto per arrivare alle armi. La battaglia inizia dietro il Tagadà, tra bottiglie di vetro e spranghe di ferro che con ferocia colpiscono i malcapitati. Nel frattempo arrivano tutti i macchiaioli dalle due giostre restanti e comincia anche una lite sul Tagadà in funzione. E mentre risuonano i corni di guerra dei barbari di Monte Sant'Angelo accorsi in aiuto, coltelli, asce e catene insanguinano la pista accompagnata musicalmente da "Alla Consolle - Mimmo Amerelli". A cerimonia è compiuta, il sangue sgorga copioso dai bordi dell'attrazione, mentre la folla recatasi lì come ogni anno per osservare il rito, inneggia al massacro così come avveniva negli anfiteatri romani con i cristiani. La volontà è compiuta. Morti e feriti come ogni anno.

Si può tornare a casa felici dopo aver consumato una crepes alla nutella ripiena di Smarties.


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